venerdì 10 luglio 2009

C’E’ ANCORA SPERANZA !

DOCUMENTO PROGRAMMATICO DEI DEMOCRATICI VALSUSINI PER IL RINNOVAMENTO DEL PD E DELL’ITALIA

Il berlusconismo sta rovinando l’Italia.

Il governo Berlusconi, pur disponendo di un’amplissima maggioranza parlamentare, non è in grado di affrontare la crisi economica e di fare le riforme che servono urgentemente al Paese.

Sono state bruciate enormi quantità di risorse pubbliche: con l’abolizione dell’ICI, l’operazione Alitalia e l’abbandono della lotta all’evasione fiscale.

La crisi è stata affrontata solo con proclami e conferenze stampa, destinando ad investimenti, incentivi ed ammortizzatori sociali quantità di risorse ridicole se paragonate a quelle dei maggiori Paesi industrializzati, e continuando invece a tenere bloccati i pagamenti degli Enti pubblici alle imprese.

Oggi le entrate pubbliche sono drammaticamente in calo ed il deficit ha superato, nel primo trimestre del 2009, il 9% del PIL.

Il protrarsi di questa situazione potrà avere solo due sbocchi: l’insolvenza dello Stato (la non restituzione ai risparmiatori dei titoli di Stato) o il taglio indiscriminato dei servizi pubblici: i tagli alla scuola ed ai bilanci dei comuni sono solo l’inizio, il disegno di legge sulla sanità prevede già sostanziali riduzioni delle prestazioni gratuite.

I media, ormai per la quasi totalità controllati da Berlusconi, mostrano invece un Paese virtuale dove la crisi non esiste, nascondono gli scandali, incentivano la paura ed instillano odio contro lo straniero ed il diverso, mitizzano, con la propaganda, una leadership debole che esiste soltanto per fare i propri interessi e consolidare il proprio potere.

Si sta gradualmente costruendo un regime, legge dopo legge: dal lodo Alfano, che non permette al Presidente del Consiglio di essere giudicato, al disegno di legge sulle intercettazioni, che renderà più difficile ai giudici le investigazioni e impedirà ai giornali di pubblicare la verità sui retroscena dei potenti.

Il berlusconismo dunque ci sta lasciando un’Italia impoverita sul piano economico ed industriale, incapace di competere con le nazioni emergenti, socialmente ancora più divisa tra ricchi e poveri, tra settori protetti e non, nella quale i politici al potere non potranno più subire alcun controllo, né della magistratura, né dell’opinione pubblica, in cui gli spazi di libera espressione sono e saranno sempre più compressi.

Si sta inoltre tentando di distruggere gradualmente l’equilibrio dei poteri, base della democrazia, per costruire un regime populistico, totalmente controllato dal leader che ha più consensi.

E’ un’Italia in cui molti italiani non vorranno più vivere.

L’Italia ha bisogno di una nuova classe politica.

L’attuale gruppo dirigente del PD ha sempre perso tutte le sue battaglie contro Berlusconi.

Dalla caduta del primo governo Prodi, ai deboli governi D’Alema ed Amato, all’ultimo governo Prodi, l’attuale gruppo dirigente del PD (in passato dirigenti di DS e Margherita) ha offerto al Paese l’immagine di un vecchio modo di fare politica, che ha consentito alla destra di presentarsi come forza di rinnovamento e cambiamento.

L’immagine di una classe politica lontana dai bisogni delle persone che lavorano (operai, professionisti, imprenditori), autoreferenziale, chiusa nelle sue stanze a difesa dei propri privilegi, sempre pronta a parlare con i poteri forti e poco con i cittadini.

L’immagine di una classe politica che vede gli elettori come massa di manovra e non come persone, che ha paura delle primarie e preferisce le liste bloccate alle preferenze.

L’immagine di una classe politica che tollera ancora troppe situazioni di voto di scambio, in cui si utilizza denaro pubblico per costruire clientele (il caso più evidente è quello del PD napoletano).

Una classe politica che, finora, non ha saputo dare al centro-sinistra prima e al PD poi, l’unità e la chiarezza programmatica necessaria per costruire un nuovo blocco sociale e culturale di consenso nel Paese.

Oggi il problema per il PD non sono soltanto i voti persi a favore di Di Pietro o della Lega, ma di riuscire a parlare a coloro che non sono più andati a votare, o hanno votato scheda bianca o hanno annullato il voto: solo recuperando questi voti sarà possibile battere la destra.

Oggi il problema per il PD non è con chi faremo le alleanze, ma quale identità vogliamo darci, in base alla quale decidere, in seguito, la politica delle alleanze.

Il congresso di Ottobre è una grande opportunità per dare al PD un programma chiaro, misurarne la condivisione e costruire su di esso le future battaglie politiche. E’ però condizione imprescindibile, per una ripresa di consenso del Partito, un radicale cambiamento nel gruppo dirigente: in politica i programmi si identificano con le persone, e una classe politica che ha già fatto il suo tempo (ed ha sprecato molte occasioni), non può più pensare di poter guidare una fase politica così nuova e così difficile.

Per questa ragione noi Democratici Valsusini sosterremo, nel Congresso e nelle primarie, la candidatura di Ignazio Marino, attorno al quale si è costruito il consenso di molti giovani provenienti dalla società civile, portatori di proposte innovative e di nuove energie (i cosiddetti “Piombini”, dal nome della località di Piombino, in cui hanno tenuto la loro prima assemblea).

Al candidato segretario che sosterremo proponiamo i seguenti punti programmatici.

Punti programmatici per un nuovo PD

Eticità della politica – la politica come esercizio di rappresentanza.

La politica torni alla sua funzione primaria, che è quella di rappresentare la volontà programmatica degli elettori. Il voto di scambio è un inquinamento della democrazia e porta alla corruzione o, nel migliore dei casi, alla distrazione di denaro pubblico dalle sue corrette finalità.

Competenza della politica – la politica come rappresentanza delle migliori energie della società civile e del territorio.

Un partito che voglia rappresentare la società civile deve candidare persone capaci, dotate di competenze etiche, umane, culturali, tecniche, professionali. Esse devono avere forti legami con il territorio e le categorie che rappresentano, essere stimate ed irreprensibili. Si facciano le primarie anche per le candidature locali.

Il merito come impulso alla crescita economica e sociale – finirla con i privilegi e le rendite di posizione.

Il merito fa crescere le economie e le società, le rendite di posizione le paralizzano. Il merito deve essere premiato ovunque: nelle carriere del pubblico e del privato, nei consigli di amministrazione, in tutti gli ambiti del lavoro e della società. Occorre finirla a tutti i livelli con gli incarichi ottenuti per parentela o appartenenza o affinità politica: devono valere di più le esperienze, le competenze, le storie professionali. Questo metodo deve valere anche per i Consigli di Amministrazione di nomina “politica” divenuti troppo spesso il parcheggio di politici trombati e spesso ampliati di numero per avere più posti a disposizione.

Liberalizzare e difendere i consumatori dalle rendite monopolistiche

L’Italia è un paese di rendite di posizione: dalle situazioni di monopolio al contingentamento di moltissime licenze, agli ordini professionali chiusi, è tutta una rete che blocca il libero dispiegarsi di dinamiche economiche, produttive e di qualità dei servizi. Occorre portare fino in fondo le liberalizzazioni: dalle licenze agli accessi alle professioni. Nel contempo l’Antitrust deve essere molto più efficace nella difesa dei consumatori dai grandi monopoli, sopravvissuti nonostante le liberalizzazioni (ferrovie, società telefoniche, petrolifere, ecc.).

Rendere più efficiente la Pubblica Amministrazione

Nella Pubblica Amministrazione c’è necessità di efficienza, non di misure propagandistiche. Occorre mettere mano a estese inefficienze oggi esistenti introducendo criteri di responsabilità individuale e collettiva e di flessibilità. Occorre, in particolare in questo settore, che il merito sia riconosciuto e premiato. Occorre stabilire un rapporto tra il salario e i benefit percepiti ed il lavoro realmente prodotto, introducendo criteri di valutazione della qualità e quantità del lavoro. Per riformare seriamente la Pubblica Amministrazione è necessario un confronto franco con i sindacati, che troppo spesso hanno difeso situazioni di inefficienza e improduttività.

Semplificare leggi, norme, struttura amministrativa

E’ necessaria una radicale semplificazione amministrativa e burocratica. Sulle imprese e sui cittadini gravano troppe incombenze determinate da Istituti che non comunicano tra loro e da norme e leggi che non tengono conto degli utilizzatori (cittadini e imprese). Invece di occuparsi della sostanza, molto spesso le nostre norme impongono di produrre carta: ad esempio la normativa sulla privacy, non tutela la privacy di nessuno ma obbliga milioni di persone a produrre e far firmare tonnellate di carta.

Leggi e norme (avviare un’impresa, adempiere alla sicurezza sui luoghi di lavoro, pagare le imposte, chiedere un permesso edilizio) sono così complesse che soltanto pagando schiere di consulenti ed esperti il cittadino e l’impresa possono sperare di non incorrere in violazioni od omissioni.

Meno adempimenti formali, più controlli, più responsabilità civile per chi viola le norme: è questa la strada per far rispettare le regole in modo sostanziale senza far morire il Paese di burocrazia.

Un fisco più giusto, dove la contribuzione sia legata alla ricchezza.

Occorre ridurre la tassazione sul lavoro dipendente (che di fatto è anche una tassazione sulle imprese e ne penalizza la produttività).

Occorre riprendere un’efficace lotta all’evasione fiscale.

Occorre infine tassare la ricchezza vera, quella misurabile attraverso il possesso di beni, con un nuovo sistema di tassazione dei patrimoni e dei beni di lusso.

La fiscalità può inoltre essere uno strumento efficace per modificare le abitudini di consumo verso modelli più sostenibili (es. elevata imposizione su fumo, superalcolici, medicine inutili, auto fortemente inquinanti o ingombranti, moto di grossa cilindrata, seconde e terze case inutilizzate, ecc.).

Una giustizia rapida, certezza della pena

La Giustizia è un settore delicato e vitale della società. In Italia essa risente di inefficienze, lungaggini e procedure che la fanno sentire ai cittadini lontana ed “ingiusta”. Occorre snellire le procedure, riducendo a due i gradi di giudizio. Occorre garantire la certezza della pena (ad esempio applicandola sin dal giudizio di primo grado) ed adeguare le pene alle nuove tipologie di reati.

Un welfare che protegga le fasce più deboli

E’ necessario rivedere il welfare italiano. Accanto a categorie protette ed iper protette (alcuni settori del lavoro dipendente possono godere di pre pensionamenti assai lunghi) vi sono estesi settori di società precari e senza protezione.

Occorre garantire un salario minimo per tutti i disoccupati, finalizzato e condizionato alla formazione ed alla ricerca di nuova occupazione.

L’immigrazione come risorsa

Occorre rovesciare la visione dell’immigrazione come problema di ordine pubblico e vederla come risorsa. I criminali vanno colpiti e puniti, che siano immigrati o italiani. Gli immigrati che lavorano, producono ricchezza, svolgono attività utili alla società, devono potersi integrare, attraverso un rapido percorso di conoscenza ed acquisizione di diritti (es. voto amministrativo attivo e passivo) e doveri (es. pagamento delle imposte, rispetto delle regole di civile convivenza, ecc.).

Pari opportunità

Occorre accelerare il processo delle pari opportunità, a partire dalle cariche istituzionali. Fino a quando non saranno superate le barriere culturali che ne ostacolano il raggiungimento occorrerà utilizzare lo strumento delle quote (es. max 60% min 40% per ogni sesso). Le quote dovrebbero essere applicate a partire dalla vita interna del PD: organi dirigenti, delegati, candidature, ecc.

Infrastrutture: non per ideologia ma per economia

Non siamo pregiudizialmente contrari alle infrastrutture. Esse però devono essere motivate non ideologicamente (o propagandisticamente come nel caso del ponte sullo stretto) ma economicamente. Devono cioè poter garantire un ritorno economico nel tempo che giustifichi i costi d’investimento e di distruzione del suolo agricolo. Malpensa è un esempio di una grande infrastruttura che un preliminare studio obiettivo (non condizionato da interessi politici o di speculazione a breve) avrebbe sconsigliato. Anche per la TAV i dati emersi dall’Osservatorio sulle previsioni di traffico non consigliano la realizzazione a breve dell’opera: il progetto F.A.R.E. dei sindaci della Bassa valle di Susa, che noi condividiamo, propone infatti una realizzazione graduale a partire dai punti di maggiore criticità della linea esistente.

Uno stato laico

Le convinzioni religiose, pur rispettabili, non devono poter condizionare diritti inalienabili di tutti i cittadini che non provocano alcun danno a terze persone, quali, ad esempio, il riconoscimento delle coppie di fatto, la fecondazione assistita senza limitazioni nella selezione degli embrioni o il diritto di rinunciare alle cure mediche in determinate situazioni. Si tratta di diritti civili già acquisiti, in varie forme, nei paesi dell’Europa occidentale, rispetto ai quali oggi l’Italia si trova in una posizione di arretratezza.

Un partito territoriale ed un leader riconosciuto e riconoscibile – rottura di stile e di linguaggio

La disputa sul partito liquido è questione di lana caprina. Un partito che vuole diventare maggioritario nel Paese deve essere necessariamente radicato sul territorio.

I circoli devono diventare momenti di vita democratica reale, ad esempio potendo votare via internet su decisioni cruciali della vita del partito, anche attraverso assemblee aperte a tutti i cittadini.

I gruppi dirigenti devono essere eletti con procedure trasparenti e democratiche.

Il Segretario nazionale deve essere un leader riconosciuto da tutto il Partito e deve essere il naturale candidato alla presidenza del Consiglio di una futura coalizione: non ha senso ripercorrere l’esperienza di Prodi, in cui viene candidato un soggetto esterno che media tra i partiti senza aver alcun potere all’interno di essi (in realtà è quindi ostaggio dei partiti).

Per vincere, il Segretario ed i dirigenti del PD devono anche fare una rivoluzione di immagine, parlando alla gente con il linguaggio della gente, vestendosi come si vestono le persone normali (quelle contemporanee), evitando scorte e cortei di auto col lampeggiatore, viaggiando sugli aerei low cost e utilizzando i viaggi in treno per parlare con le persone (più o meno come fa Zapatero).

Ne consegue che la lingua ufficiale del PD è l’italiano che parlano le persone normali, non il politichese.

Danilo Bar

Roberto Canu

Leila Farfan

Ivano Fucile

Cristina Galatà

Enzo Gioberto

Giovanni Micheletti

Jacopo Suppo